Tziu
Luisu Asi (Lasiu), in d'una intervista de su milli e noixentus noranta noi,
m’adi racontau:
"In tempus antigu bivìat una marchesa arrica meda chi tenìat cungiaus,
bestiamini e donnia ratza de cosas. Donni annu fadìat arragota manna de lori.
Un annu fiat un’annada bella, tropu bella e sa marchesa est andada a s’arxoa
innui fiat su trigu trebau e sa palla arraota a muntonis e innìa s’est setzia
in d’unu scannu mannu po castiai is tzaracus chi depiant misurai su trigu
pullìu e nchi ddu depiant ponni me in is sacus e cun is carrus a cuaddu ‘nchi
ddu depìant potai a su casteddu de sa marchesa.
E insaras una pariga de pòburus de sa bidda de acanta, fortzis de Nurachi, funt
andaus a s’arxoa de sa marchesa po pedì un pagu de trigu. Sa marchesa, candu
ddus adi bìus s’est arrannegada e ‘nchi ddus adi mandaus de mala manera nendi
ca ‘ndi ìat fatu pagu e candu deus ‘ndi ddi a ìada a giai meda ge ‘ndi ìat a
fai de limùsinas.
E insaras, comenti de una spetzia de miràculu, sa marchesa s’est furriada in
d’una pedra manna e su trigu e sa palla in dus montigheddus de terra
chi’s’agatant ancora oi; ”Monti de Palla e Monti de Trigu”"
La
leggenda, così come mi è stata raccontata, è reperibile anche nel libro di Gino
Bottiglioni “LEGGENDE
E TRADIZIONI DI SARDEGNA” del 1922.
La
trasmutazione in pietra di svariati personaggi è presente in molte fiabe sarde.
Se osserviamo le rocce di molte parti della Sardegna, notiamo che tutte hanno
delle forme di persone, di piante, di animali, come se il vento, l’acqua e il
tempo le abbiano forgiate per farci riflettere.
Questa fiaba, di Mont’e Palla e Mont’e Trigu in particolare, suona come una
condanna dell’avarizia e come un monito per chi non si è liberato da questo
vizio capitale.
Giovanni
Carboni
Zio Luigi Lasiu, in un'intervista del 1999, mi ha raccontato: "In tempi antichi viveva una marchesa molto ricca che aveva terreni, bestiame e ogni sorta di cose. Ogni anno faceva una grande raccolta di grano. Un anno fu un'annata bella, troppo bella e la marchesa è andata all'aia dov'era il grano trebbiato e la paglia raccolta in mucchi e lì si è seduta in uno sgabello grande per guardare i servi che dovevano misurare il grano pulito e lo dovevano porre nei sacchi e con i carri trainati da cavalli dovevano portarlo al castello della marchesa.
E così un gruppetto di poveri del paese accanto, forse di Nurachi, sono andati all'aia della marchesa per chiedere un poco di grano. La marchesa, quando li ha visti si è arrabbiata e li ha mandati via in malo modo dicendo che ce n'era poco e che quando gliene avrebbe dato molto sarebbe andata a fare le elemosine.
E così, come una specie di miracolo, la marchesa si è trasformata in una grande pietra e il grano e la paglia in due montagnole di terra che si trovano ancora oggi; "Monti de Palla e Monti de Trigu"
Zio Luigi Lasiu, in un'intervista del 1999, mi ha raccontato: "In tempi antichi viveva una marchesa molto ricca che aveva terreni, bestiame e ogni sorta di cose. Ogni anno faceva una grande raccolta di grano. Un anno fu un'annata bella, troppo bella e la marchesa è andata all'aia dov'era il grano trebbiato e la paglia raccolta in mucchi e lì si è seduta in uno sgabello grande per guardare i servi che dovevano misurare il grano pulito e lo dovevano porre nei sacchi e con i carri trainati da cavalli dovevano portarlo al castello della marchesa.
E così un gruppetto di poveri del paese accanto, forse di Nurachi, sono andati all'aia della marchesa per chiedere un poco di grano. La marchesa, quando li ha visti si è arrabbiata e li ha mandati via in malo modo dicendo che ce n'era poco e che quando gliene avrebbe dato molto sarebbe andata a fare le elemosine.
E così, come una specie di miracolo, la marchesa si è trasformata in una grande pietra e il grano e la paglia in due montagnole di terra che si trovano ancora oggi; "Monti de Palla e Monti de Trigu"