sabato 7 giugno 2014

Riflettendo su... Mariposa


MARIPOSA - MANIPOSA.  In spagnolo è la farfalla. In lingua sarda viene usata soprattutto nella poesia e, in  genere, in letteratura: c’è un romanzo di Sergio Atzeni intitolato Bellas Mariposas e una bella poesia di Pauliccu Mossa, Sa Mariposa. di cui riporto la prima strofa:

Sa mariposa


Cust’ierru, una notte tempestosa,

Mentres in su brajeri m'iscaldia

Accò una galana mariposa

Intrare a bol’istraccu in domo mia;

Appen'est intro curret fastizosa

A su lumu ch’azzesu bi tenia,

E li ölat in giru attreg'attrega

Che gioghende cun isse a musca-zega...

  Nel sardo, “mariposa” per farfalla è di chiara derivazione iberica; il termine più usato per i lepidotteri è “co'e casu” (coda di formaggio), denominazione un po' rozza confrontata con la più elegante espressione inglese “butterfly” (ali di burro).
   Vero è, però, che “co'e casu” indica la farfalla che nel volo sembra lasciare dietro di sé una scia di pulviscolo impalpabile. La cavolaia ha un nome solo per le larve che attaccano le foglie del cavolo e di altre piante, “cugurra”, nome dato anche alla forbicina. Non sono riuscito a trovare, a Nurachi e paesi di dialetto similare (nell’isoglossa che comprende Cabras, Riola, Baratili, Zeddiani), persone che ricordino il nome, anche generico, di un lepidottero.
   Ma esiste un altro significato nella tradizione, di chiara origine catalana: era la lampada che si accendeva per le veglie funebri e che, tenuta in mano dalle donne, accompagnava i defunti nell'ultimo viaggio. Per la precisione, “sa mariposa” era il galleggiante costituito da un pezzo di erba palustre disseccata, “sa spadua” (tifa), in cui si infilava  uno stoppino di cotone che veniva messo sull'olio contenuto in una ciotola di terracotta.
  In tempi più vicini a noi, moderni, si poteva trovare nelle botteghe paesane una versione tecnologicamente più avanzata dell'oggetto: triangolini di sottile latta bucata al centro sostenuti ai vertici da pezzetti di sughero, venduti già pronti dentro contenitori di cartone.
   Numerose “mariposas” venivano accese e sistemate nella stanza dove era esposta la salma da vegliare e la loro luce fioca e tremolante si snodava nel corteo funebre fino alla sepoltura. Con questo significato, la parola ci proviene dal catalano.
      Al di là di questa divagazione, mi piace pensare all'ultimo viaggio di noi tutti accompagnato da questa mariposa che con la sua luce illumina il cammino verso il nulla eterno.

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