S’OU. È una parola-calamita che richiama nel suo ambito semantico numerose
altre parole. S’ARB’E S’OU, l’albume dell’uovo,
porta con sé una parola, ARBU, che discende direttamente dal latino
albu(m),
il bianco, l’albume, in italiano la chiara dell’uovo. Troviamo anche SA CRARA DE IS OUSU che, però è una
locuzione usata nell’enologia tradizionale: “fai sa crara de is ousu” è la pratica di chiarificazione del vino
torbido attraverso l’immissione di albume.
S’OLLÃNU è il
rosso (o il giallo), il tuorlo dell’uovo. La parola si riferisce al suo colore,
di un giallo denso come quello dell’olio.
Quando la gallina ha deposto l’uovo e
intona il suo “coccodè” orgoglioso, si dice che che “e’ bennia a ou” “è venuta a uovo”, frase che a volte è riferita
anche a persone che ridono in modo sguaiato, rumoroso. Generalmente, però,
l’atto della deposizione dell’uovo è indicato col verbo “CRIAI”, creare, presente anche nella locuzione di scherzosa
minaccia “sa mamma chi t’ha’ criau!”.
Covare è FROCCHÍ
da cui “sa frocchidura”. “Sa pudda est frocchendi”, la chioccia è
intenta alla cova. Quando qualcuno si siede comodo e intento e si assesta bene
sopra la sedia o per terra si dice: “parit
una pudda frocchendi”
L’uovo con l’embrione maturo, col
pulcino al suo interno è “s’ou frocchìu”,
mentre l’uovo non fecondato e andato a male è SCIACUADORI.
Quest’ultimo termine spesso sta a indicare una
persona sciocca, senza cervello, che compie azioni strambe, o dice cose senza
senso.
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