sabato 7 giugno 2014

Riflettendo su... s'ou


S’OU. È una parola-calamita che richiama nel suo ambito semantico numerose altre parole. S’ARB’E S’OU,  l’albume dell’uovo, porta con sé una parola, ARBU, che discende direttamente dal latino albu(m), il bianco, l’albume, in italiano la chiara dell’uovo. Troviamo anche SA CRARA DE IS OUSU che, però è una locuzione usata nell’enologia tradizionale: “fai sa crara de is ousu” è la pratica di chiarificazione del vino torbido attraverso l’immissione di albume.
S’OLLÃNU è il rosso (o il giallo), il tuorlo dell’uovo. La parola si riferisce al suo colore, di un giallo denso come quello dell’olio.
Quando la gallina ha deposto l’uovo e intona il suo “coccodè” orgoglioso, si dice che che “e’ bennia a ou” “è venuta a uovo”, frase che a volte è riferita anche a persone che ridono in modo sguaiato, rumoroso. Generalmente, però, l’atto della deposizione dell’uovo è indicato col verbo “CRIAI”, creare, presente anche nella locuzione di scherzosa minaccia “sa mamma chi t’ha’ criau!”.
Covare è  FROCCHÍ da cui “sa frocchidura”. “Sa pudda est frocchendi”, la chioccia è intenta alla cova. Quando qualcuno si siede comodo e intento e si assesta bene sopra la sedia o per terra si dice: “parit una pudda frocchendi
L’uovo con l’embrione maturo, col pulcino al suo interno è “s’ou frocchìu”, mentre l’uovo non fecondato e andato a male è SCIACUADORI.
Quest’ultimo termine spesso sta a indicare una persona sciocca, senza cervello, che compie azioni strambe, o dice cose senza senso. 

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