lunedì 2 giugno 2014

Dicius - Modi di dire



  • A chi totu e a chi nudda: A chi tutto e a chi niente. 
  • Chi lilli chi frori: Chi giglio e chi fiore. (Paragone tra due persone simili.)
  • Bellu lillu mezu frori: Bello il giglio, meglio il fiore. (Paragone tra due persone simili.)
  • Innui passat no lassat ni birdi, ni siccau: Dove passa non lascia né verde né secco. (Dovunque passa fa danni.)
  • Candu no tenis nudda de fai, scraffi sa coa a su gatu: Quando non hai niente da fare, gratta la coda al gatto. (Detto a chi non ha nulla da fare.)
  • Chi xeberat meda, nc' arruit a sa merda: Chi sceglie molto, cade nella merda. (Chi sceglie molto, finisce sempre male.)
  • A contu malus, si ddui torrat: A conti sbagliati, si può correggere.(Se si fa un errore, si può porre rimedio.)
  • A cropu a cropu, s' indi segat sa mata: Colpo dopo colpo, si taglia l'albero.
  • A stiddiu, a stiddiu si stampat sa pedra: A goccia a goccia si buca la pietra.
  • A donniunu s'arti sua: A ognuno il suo mestiere.
  • Passau su santu, passada sa festa: Passato il santo, passata la festa.
  • ... A limba tira tira: Con la lingua che tira. (Detto a uno che avanza con fatica.)
  • Fatzat callenti e arrìat sa genti: Faccia caldo e faccia ridere la gente. (Detto di chi si arrangia e suscita, pur non volendo, l'ilarità della gente.)
  • Centu concas centu barritas: Cento teste e cento cappelli. (Ogni persona ha la sua idea.)
  • Chi trigas, agattas is pillonis bolaus: Se aspetti, trovi gli uccelli volati via. (Se si aspetta troppo, non si trova più niente.)
  • Su poburu arrichìu cherit timiu: Il povero arricchito va temuto. (Il povero arricchito si comporta peggio del ricco.)
  • Innui dd'at fumu, dd'at fogu: Dove c'è fumo, c'è fuoco. 
  • Mellus nai alloddu che allocheddu: Meglio dire "eccolo" che "è là". (Meglio avere qualcosa vicino che avercelo lontano.)
  • A pustis de is corrus, cincu soddus: Dopo le corna, cinque soldi. (Dopo il danno, la beffa.)
  • Pò tres arriai de pibiri, ndi perdit sa cassola: Per tre arriai di pepe, si perde il cibo in umido. (Per poco si perde tutto.)
  • Cotu o no cotu, su fogu d'at biu: Cotto o non cotto, il fuoco l'ha visto. (In situazioni di indecisione, bisogna assumersi la responsabilità.)
  • Abarrai che i marraconis chenz'e casu: Restare come i maccheroni senza il formaggio. (Detto di chi resta deluso.)
  • Abarrai che troddiu in balla: Restare come uno sparo nella pallottola. (Detto di chi resta sorpreso e allibito.)
  • S'arrisu de s'arenada: arrutta a terra e scuatarada: La risata della melagrana: caduta a terra e spaccata. (Si dice di una risata sguaiata e fuori luogo.)
  • Pira cotta, pira crua, d'onniu unu a domu sua: Pera cotta, pera cruda, ognuno a casa propria. (Invito a tornare a casa.)
  • A chi no tenit cosa de fai, Deus ddi ndi bogat: A chi non ha niente da fare, Dio gliene trova. (C'è sempre da fare qualcosa.)
  • Fàmini fintzas a coi no est fàmini malu: La fame fino alla cottura del cibo non è una brutta fame.
  • In domu de su frau, schidoni de linna: In casa del fabbro, spiedi di legno. (Anche se c'è una persona competente in qualcosa, capita che non lavori bene per sé.)
  • Làndiri in fàmini, castangia parit: Ghiande nella fame, sembrano castagne. (Quando si ha fame, tutto sembra più buono.)
  • Su fàmini non portat ogus: La fame non ha gli occhi. (Quando uno ha fame non sceglie.)
  • Sa merda, prus dda murigas, prus fragat: La merda, più la giri, più puzza. (Più si insiste in qualcosa, peggio è.)
  • Sa cosa fata a de noti, si sconciat a de dì: La cosa fatta di notte, si disfa di giorno. (Le cose fatte male e in fretta vanno rifatte.)
  • Is pecaus de Carrasegai, si prangint in Caresima: I peccati di Carnevale, si piangono in Quaresima. (Gli errori fatti in periodi di baldoria, diventano cose di cui pentirsi.)
  • In pedda lea corrìa lada: Con la pelle degli altri strisce larghe. (Si è più generosi con le cose degli altri.)
  • In pabas allenas, corrìas ladas:Sulle spalle degli altri, strisce larghe.
  • Su crobu, prus nieddu de su chi est, non bessit:Il corvo non diventa più nero di quello che è. (Detto di una situazione tragica, che non può peggiorare)
  • Chi non portat conca, portat peis: Chi non ha testa, ha piedi. (Chi non ha capacità intellettive, ha capacità manuali.)
  • Chi non ddu tenit a conca, ddu tenit a peis: Chi non ce l'ha in testa, ce l'ha ai piedi. (Tutti possiamo essere colpiti dai mali, in un modo o in un altro.)
  • Non tenit ni conca ni peis: Non ha né testa né piedi. (Non ha né capo né coda.)
  • Chi andas a mari, no agatas mancu s'abba: Se vai al mare, non trovi neanche l'acqua. (Detto di persona che non trova nulla.)
  • Chi mali fait, mali otenit: Chi fa del male, ottiene il male.
  • Su chi lassat su miu est amigu miu: Chi lascia il mio, è mio amico. (è mio amico chiunque rispetta le mie cose.)
  • Spina a sut'e ludu: Spina sotto il fango. (Detto di una persona infida.)
  • Riu mudu tragadori: Fiume silenzioso che trascina. (Detto di una persona infida.)
  • Chi si crocat con su cani, prenu de puighi si ndi pesat: Chi si corica col cane, si sveglia pieno di pulci. 
  • No arrìas de is carrus furriaus: Non ridere dei carri rovesciati. (Non ridere delle disgrazie altrui.)
  • No nerasta mai: "De cust'abba non ddi buffu": Non dire mai "Di quest'acqua non ne bevo". (Non dire che non capiterà mai a te.)
  • Su fueddu no portat lama, ma segat pruppa e ossus: La parola non ha lama, ma taglia polpa e osso. (La parola è più tagliente della lama.)
  • Su buconi pretzìu, s'angelu si ddu i setzit: Sul boccone diviso, ci si siede l'angelo. (Il cibo diviso è benedetto.)
  • Chi narat su chi bolit, intendit su chi non bolit: Chi dice quello che vuole, ascolta ciò che non vuole. (Chi parla senza riflettere, riceve dagli altri quello che non vorrebbe sentire.)
  • Pilloni chi non picat, at picau: Uccello che non becca, ha beccato. (Chi non mangia, ha già mangiato.)
  • Tirat sa pedra e cuat sa manu: Lancia la pietra e nasconde la mano.
  • Sacu sbudiu no abarrat in pei: Sacco vuoto non rimane in piedi. (Chi non mangia non resta in piedi.)
  • Sacu prenu no indulit: Sacco pieno non si piega. (Chi mangia troppo non riesce a piegarsi.)
  • Puntu, mortu e ghetau a sa betua: Colpito e ucciso e messo nella bertula. ( Detto a chi vuole qualcosa subito e vuole risolvere una questione velocemente.)
  • Unu cropu e a terra: Un colpo e a terra. (Detto di una cosa fatta rapidamente.)
  • A su tzopu, sa spina: Allo zoppo, la spina. (Dove c'è il male, se ne aggiunge un altro.)
  • Innui gherit su meri, s'acapiat su moenti: Dove vuole il padrone, si lega l'asino. (Si fa quello che vuole il padrone.)
  • Mellu mortu che in galera: Meglio morto che in galera.
  • Chi cantat in mesa o in lettu, o est macu o est fertu: Chi canta a tavola o a letto, o è matto o è malato. 
  • Est macu de acapiai: è matto da legare.
  • Prexau che puighi: Felice come una pulce.
  • Su moenti non papat tzafanau: L'asino non mangia zafferano. (Detto a chi non apprezza le cose preziose.)
  • S'abba currit sempiri a mari: L'acqua va sempre al mare. 
  • A fortza de scarrafonai, ndi bessint is topis a pillu: A furia di rovistare escono fuori i topi. (Meglio non rovistare nel passato per non avere brutte sorprese.)
  • Nai fabas pò scì beridadi: Raccontare bugie per conoscere la verità.

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